Non posso essere sola, mi viene a visitare una schiera di ospiti, non sono registrati, non usano la chiave, non han né vesti, né nomi, né climi, né almanacchi, ma dimore comuni, proprio come gli gnomi, messaggeri interiori ne annunciano l'arrivo, invece la partenza non è annunciata, infatti non sono mai partiti.
Emily Dickinson

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lunedì 15 novembre 2010

Un leggero battito d'ali

Ieri sera, rovistando un po' tra le mie carte, ho trovato un quaderno dove appuntavo i miei pensieri mentre ero in dolce attesa del mio primo figlio.
Una tenerezza infinita è stato per me leggere quei pensieri.
Cominciai questo diario tre mesi dopo aver saputo di essere incinta. Qui annotavo i miei pensieri e le mie giornate; un delicato colloquio con un bambino che sentivo appena. Speravo, scrivendo quelle pagine, di sentirmi già mamma, di sentire quello che chiamano "istinto materno". Invece neanche appena nato ho sentito quel trasporto incondizionato. E' stato una sera che il bambino aveva pianto per via delle coliche, che dentro di me ho sentito un malessere profondo per quel pianto innocente al quale io non sapevo porre rimedio. In quell'istante mi sono sentita parte integrante di quella vita così fragile e così bisognosa.
Attraverso quel pianto le nostre vite si sono legate indissolubilmente.
Sono passati quasi nove anni dall'ultima volta che ho scritto su quel diario e pensavo di riprenderlo e di farlo leggere a mio figlio, forse non adesso, ma un giorno, quande sarà più grande.
Attraverso quelle pagine fargli capire le mie paure, la mia ansia di diventare mamma, ma anche la profonda gioia di sentire, nel mio ventre, quel leggero battito d'ali.
 Ancora oggi, dopo tanto tempo, lo ricordo con emozione viva e palpitante.

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